In seguito all’invito da parte del Prof. Paolo Cendon di partecipare a Lecce alla giornata di studio:
HUMAN RIGHTS “Diritti umani, diritti in relazione”
alla Facoltà di Giurisprudenza, il 18 febbraio 2017,
ecco un articolo in merito:
La Libertà ha un sapore che non si dimentica
Il tema del convegno presuppone una chiarezza semantica su concetti che sembrano di tutta evidenza, ma che nascondono una profondità e diversità di significato e di contenuto in relazione anche a quella che è sempre più collegata al “Zeitgeist”, lo spirito del tempo, che connota fortemente i vari momenti di storia e che da linea, quindi, anche alle organizzazioni per la tutela dei diritti civili.
Ogni tempo ha dato una valenza diversa alla parola:” uomo, normalità, libertà, diversità”.
Ogni cultura, nella sua territorialità, nella sua temporalità, sviluppa una propria e diversa idea dei diritti fondamentali e un’ altrettanto specifica concezione dell’uomo come individuo libero e
come essere sociale.
La libertà è la vocazione insopprimibile, a dispetto dei tanti tentativi avvenuti e che avvengono di limitarla, il diritto di ciascuno ad essere se stessi.
La solidarietà invece esprime, quanto ci lega agli altri, sani e non sani e in senso positivo e continuativo.
Non possiamo mai, tanto meno oggi, attenerci ad una concezione che si fondi su un’ unica dimensione culturale come la nostra, specie in un contesto multiculturale, veicolato e masterizzato da internet e dall’invasiva rivoluzione digitale, senza parlare del fenomeno biblico delle migrazioni dei popoli, dei diritti di libertà .
Abbiamo bisogno di una nuova coscienza per lasciare navigare il pensiero, per comprendere la realtà di un mondo sempre più complesso, che non si rivela solo attraverso l’abbuffata di dati, derivanti dal navigare, del pensiero di un mondo virtuale che ha interrotto il continuum tra passato, presente e futuro.
Oggi si vive l’attimo in un contesto di approssimazione, di presunzione, che ci riporta, in definitiva, ad una delega verso soluzioni semplici anche quando il dolore e la sofferenza riaffiora nella coscienza.
In definitiva le grandi scelte dell’uomo ora si attestano ad un giudizio, ispirato soprattutto al parametro: se una soluzione è auspicata o non desiderata. E’ un giudizio che non muove da una razionalità compiuta, ma muove da un’ emozione di comodo. Si sceglie la soluzione più gradevole, non quella che si dovrebbe.
Non ritengo che sia possibile vivere in un mondo senza l’eterna questione di : chi siamo, che facciamo e perché.
Ed è innegabile che noi siamo persone alla ricerca costante di contatti. Questo reticolo di rapporti la chiamiamo umanità, anche se non sempre questa parola è stata collegata a contenuti di libertà, di verità, solidarietà e responsabilità.
Voglio qui fare una riflessione sulla centralità dell’individuo come individualità, indipendentemente costituita e non come diritto riconosciuto al singolo quale derivato, da diritti collettivi, societari e sociali.
Solo così, ai Soggetti fragili può essere riconosciuto un diritto di esistenza, libero e non costretto, come è stato fino a non molto tempo fa, ad una condanna all’emarginazione e al silenzio.
Non è più solo il dolore che bussa all’anima del Soggetto fragile. Adesso chiedono di non essere esclusi, ma di essere considerati come Soggetti e non come Oggetti di attenzione altrui.
Si tratta di una garanzia di libertà costituzionalmente garantita a tutti, anche a quelli che non contano, che non hanno ascolto di voce, ma che hanno ugualmente desideri, bisogni e paure.
In definitiva, il diritto alla libertà e il diritto alla conoscenza e all’autodeterminazione sono prerequisiti per ogni diritto dell’uomo, come singolo e come componente di un gruppo sociale.
La libertà è una forza vitale e può essere oscurata, mortificata, ma che non è mai stata compressa definitivamente dalle tante tragedie della storia.
La libertà ha un sapore che non si dimentica perché è connaturata alla nascita. E’ un aria vitale per crescere come singolo e per stare assieme, rispettandosi.
Questo rispetto lo si deve soprattutto a quelli che un lessico anacronistico e retrogrado definisce : “Interdetto, inabilitato, incapace e, quando va bene, Soggetti Fragili”
E’ ora di finirla.